Antipsicotici: rischio di tromboembolia venosa
Una possibile relazione tra l’impiego dei farmaci antipsicotici e gli eventi tromboembolici venosi è stata suggerita per la prima volta circa 5 decadi fa, dopo l’introduzione delle fenotiazine.
Una revisione compiuta in Europa dei dati riguardanti gli UK Yellow Card e gli studi epidemiologici pubblicati a livello mondiale sugli antipsicotici e sulla tromboembolia venosa hanno concluso che un aumento del rischio di eventi tromboembolici non può essere escluso.
Molti dei casi riportati mediante la Yellow Card Scheme presentavano elementi confondenti con altri fattori di rischio o contenevano informazione limitata per permettere una chiara relazione causale tra antipsicotici e rischio di tromboemebolia venosa.
Alcuni dei noti effetti indesiderati degli antipsicotici ( es, sedazione, guadagno di peso ) sono noti fattori di rischio per gli eventi tromboembolici venosi, e una diretta o indiretta associazione causale tra uso di antipsicotici e tromboembolia venosa potrebbe non essere esclusa.
L’informazione dalla letteratura è limitata dalla mancanza di studi osservazionali. Tuttavia, nonostante queste limitazioni, tutti gli studi pubblicati a giugno 2008 hanno concluso che c’era un aumentato rischio di tromboembolia venosa con l’esposizione agli antipsicotici.
L’informazione di prodotto per tutti gli antipsicotici sarà aggiornata tra i Paesi dell’Unione Europea in modo da inserire i dati riguardanti questo rischio.
L’informazione di prodotto per gli antipsicotici come Clozapina ( Leponex ), Olanzapina ( Zyprexa ), e Aripiprazolo ( Abilify ) già contiene questa informazione. ( Xagena2009 )
Fonte: Drug Safety Update – MHRA, 2009
Psyche2009 Farma2009 Cardio2009
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